Marotta lo sa. Per trattenere Conte, come da desiderio presidenziale, qualcosa bisogna concedere. E su Andrea Pirlo la linea del tecnico in previsione post-Mondiale è piuttosto chiara in società ormai dalla scorsa estate: il regista va rimpiazzato, cioè lasciato partire, magari per poter tornare all’inizio, a quel 4-2-4 che l’ex capitano bianconero nella sua testa ha dovuto accantonare ottenendo il massimo da moduli nuovi (che sono quelli tuttora in uso: 4-3-3 e 3-5-2), ma che un giorno potrebbe andare a riprendere qualora arrivassero gli esterni giusti e Pogba restasse per almeno ancora un biennio.

La Juve infatti programma, Conte vorrebbe dover inventare il meno possibile, e intanto si gode l’adattamento di Llorente e il rientro di Caceres, uno che farà il titolare in futuro, oltre al lancio di Ogbonna che è ormai imminente e progressivo anche dopo Madrid dove ha dovuto giocare in ruolo “particolare”, quarto basso a sinistra, nel quale si è mosso solo talvolta in Nazionale. Conte lo vede centrale, sia ben chiaro.

Ma su Pirlo, appunto, verte molto. E il profumo di addio inizia a respirarsi un po’ ovunque. Nelle dicerie e nei fatti. Le reazioni, le sostituzioni, le prestazioni. Mentalmente il giocatore a Torino pare quasi spremuto, forse sfiduciato, ma a Conte questo interessa poco e lo pungolerà sul fatto che se vuol provare a entrare nella storia (leggasi: terzo titolo consecutivo) e lasciare il segno su un’intera era bianconera allora il bresciano non potrà tirare i remi in barca.

A prescindere chi, tra Real Madrid, Bayern Monaco e soprattutto Tottenham possa vincere la corsa al cervello della Nazionale. Questo non conta, non deve contare, alla Juve si deve pensare solo a giocare. E vincere. D’altronde senza quello spirito le alternative sono pronte in casa bianconera: 4-3-3 spinto, con centrocampo più equilibrato e Pogba davanti alla difesa. Punto.

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